martedì 11 giugno 2013

FMI, mea culpa sulla Grecia: l'austerità era sbagliata.

"My bad!" direbbero gli anglofoni, "Colpa mia". Due semplici parole che nascondono una reazione molto complessa: si riconosce l'errore commesso e si promette che non ricapiterà ma, allo stesso tempo, non ci si vede come del tutto -volutamente- colpevoli e quindi 'soprassediamo' e 'non pensiamoci più'. Questo è quanto emerge dal documento "strettamente confidenziale" del Fondo monetario internazionale, letto dal Wsj, inerente il salvataggio della Grecia.
 
'Abbiamo fortemente sottovalutato', sembra dire il succo del discorso nel paper, 'i risvolti negativi delle misure di austerità che noi stessi abbiamo imposto alla Grecia, a margine del piano di salvataggio'. Si è tirata troppo la corda con Atene, insomma, creando strappi nel tessuto economico ancora più profondi di quelli aperti dalla crisi stessa. E' il paradosso, l'eccessiva dose di 'medicina' che intossica il paziente. La condizionalità imposta alla Grecia è stata, oltre che irragionevole, anche distruttiva: finalmente, anche se in maniera ufficiosa, il Fondo ammette le proprie colpe. Il rapporto "strettamente confidenziale" in questione porterebbe ad una tanto banale quanto importante conclusione: i futuri ipotetici salvataggi NON seguiranno le linee guida imposte ad Atene. E meno male. Il paper parlerebbe di un salvataggio che comunque avrebbe "dato più tempo all'area euro per costruire una cortina di protezione a beneficio di altri Paesi vulnerabili, evitando effetti potenziali gravi per l'economia globale"  il tutto, aggiungiamo noi, a spese della Grecia. La decisione del salvataggio greco è stata, letteralmente, permeata dall'incertezza: i dubbi legati alla mossa erano "così significativi che lo staff era incapace di garantire che il debito pubblico fosse sostenibile con una elevata probabilità".  La facciata ufficiale della vicenda, quella che mostrava una convinta Lagarde parlare di un debito assolutamente "sostenibile",  era -semplicemente- un gigantesco bluff: anche il Fondo navigava a vista in un burrascoso mare -economico- immerso nella nebbia.
A quanto detto fino ad ora, poi, si aggiunga il colpevole ritardo della ristrutturazione del debito greco nel 2012: quei due anni passati, dal primo salvataggio da 110 miliardi di euro nel 2010, sono stati un inutile (e deleterio) vantaggio dato alla Crisi. Una ristrutturazione immediata, si ipotizza nel documento, sarebbe costata molto meno a tutta l'Europa e avrebbe -potenzialmente- potuto arginare più efficacemente quell'effetto domino tra le economie.
Sottovalutati i rischi (ed i danni) e sopravvalutata la capacità di ripresa: questo è il sunto delle decisioni prese dal Fondo sul 'caso Grecia'.
Intanto Atene lotta con tutte le forze per riprendersi da una grave crisi accentuata dal 'Dottor Tersilli' di turno che, dietro un sorrisetto 'ingenuo', afferma candidamente: "Colpa mia!".

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