"My bad!" direbbero gli anglofoni,
"Colpa mia". Due
semplici parole che nascondono una reazione molto complessa: si
riconosce l'errore commesso e si promette che non ricapiterà ma, allo
stesso tempo, non ci si vede come del tutto -volutamente- colpevoli e
quindi 'soprassediamo' e 'non pensiamoci più'. Questo è quanto emerge
dal documento
"strettamente confidenziale" del Fondo monetario internazionale, letto dal Wsj, inerente il salvataggio della Grecia.
'Abbiamo fortemente sottovalutato', sembra dire il succo del discorso
nel paper, 'i risvolti negativi delle misure di austerità che noi
stessi abbiamo imposto alla Grecia, a margine del piano di salvataggio'.
Si è tirata troppo la corda con Atene, insomma, creando strappi nel
tessuto economico ancora più profondi di quelli aperti dalla crisi
stessa. E' il paradosso, l'eccessiva dose di 'medicina' che intossica il
paziente. La condizionalità imposta alla Grecia è stata, oltre che
irragionevole, anche distruttiva: finalmente, anche se in maniera
ufficiosa, il Fondo ammette le proprie colpe. Il rapporto
"strettamente confidenziale" in
questione porterebbe ad una tanto banale quanto importante conclusione:
i futuri ipotetici salvataggi NON seguiranno le linee guida imposte ad
Atene. E meno male.
Il paper parlerebbe di un salvataggio che comunque avrebbe
"dato
più tempo all'area euro per costruire una cortina di protezione a
beneficio di altri Paesi vulnerabili, evitando effetti potenziali gravi
per l'economia globale" il tutto, aggiungiamo noi, a spese della
Grecia. La decisione del salvataggio greco è stata, letteralmente,
permeata dall'incertezza: i dubbi legati alla mossa erano
"così
significativi che lo staff era incapace di garantire che il debito
pubblico fosse sostenibile con una elevata probabilità". La facciata ufficiale della vicenda, quella che mostrava una convinta Lagarde parlare di un debito assolutamente
"sostenibile", era
-semplicemente- un gigantesco bluff: anche il Fondo navigava a vista in
un burrascoso mare -economico- immerso nella nebbia.
A quanto detto fino ad ora, poi, si aggiunga il colpevole ritardo
della ristrutturazione del debito greco nel 2012: quei due anni passati,
dal primo salvataggio da 110 miliardi di euro nel 2010, sono stati un
inutile (e deleterio) vantaggio dato alla Crisi. Una ristrutturazione
immediata, si ipotizza nel documento, sarebbe costata molto meno a tutta
l'Europa e avrebbe -potenzialmente- potuto arginare più efficacemente
quell'effetto domino tra le economie.
Sottovalutati i rischi (ed i danni) e sopravvalutata la capacità di
ripresa: questo è il sunto delle decisioni prese dal Fondo sul 'caso
Grecia'.
Intanto Atene lotta con tutte le forze per riprendersi da una grave
crisi accentuata dal 'Dottor Tersilli' di turno che, dietro un
sorrisetto 'ingenuo', afferma candidamente:
"Colpa mia!".
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