Anonymous scopre la ragione per cui tanti poliziotti
"rimangono feriti" in Val Susa: il sindacato Sap fornisce moduli
precompilati, senza tanti fronzoli. Una scoperta che dovrebbe
interessare - forse - anche il giudice Caselli.
Dopo che nei giorni scorsi gli attacchi si erano
diretti contro i siti del Tribunale di Roma e del SIULP (il Sindacato
Italiano Unitario Lavoratori Polizia) e i dati personali di migliaia di
agenti delle forze dell’ordine erano stati resi pubblici tramite il blog
ufficiale di Anonymous, nei giorni scorsi è stato il turno del sito del
SAP nazionale, altro sindacato di polizia ben noto ai NO Tav (si è
anche costituito parte civile nel maxi processo a nostro carico), che è
stato attaccato e dal quale sono stati sottratti centinaia di altri
file. Si tratta di un attacco consistente, documenti di ogni tipo per un
totale di 250Mb, sottratti e resi pubblici ormai da giorni sul blog
anon-news. Sono diversi i dati significativi che emergono,e curiosando
tra i tantissimi file (scaricabili qui) ci è caduta l’attenzione su una
parte di documentazione relativa alle manifestazioni No Tav seguite allo
sgombero della Libera Repubblica della Maddalena nell’estate del 2011,
in particolare alle giornate del 27 giugno e del 3 luglio: a quanto pare
prima delle due giornate il SAP avrebbe diffuso tra i reparti mobili
inviati in Val Susa alcuni documenti prestampati contenenti querele di
ferimenti riportati durante le manifestazioni, con l’indicazione di
recapitarne copie ad un avvocato di Torino. Detto in altre parole, il
SAP è riuscito nell’audace operazione di far sì che gli agenti
risultassero feriti dai temibili No Tav ancor prima che le
manifestazioni avessero luogo! Viene da chiedersi se questa strategia
sia stata riservata solo al contesto della Val Susa o se non sia prassi
più diffusa quella di diffondere querele di fantomatici ferimenti
preconfezionate e buone per tutte le occasioni…
martedì 28 maggio 2013
La denuncia di Ida Magli: “I governanti ci vogliono uccidere”
Minimalista, depressa, costantemente sull’orlo del baratro. E’ questa l’Italia che vuole l’Europa? O è la conseguenza di errori politici? Ne discutiamo con Ida Magli,
antropologa e saggista italiana. Nel suo lavoro ha applicato il metodo
antropologico alla cultura occidentale, pubblicando i risultati delle
ricerche in numerosi saggi dedicati al cristianesimo, alla condizione
delle donne, agli strumenti della comunicazione di massa. Ida Magli, nel
1997, con il suo saggio “Contro l’Europa”, ha previsto ciò che oggi sta accadendo in Europa, in Italia.
Dal 1997 lei afferma che l’Europa, questa Europa, è dannosa per l’Italia. Come spiega l’europeismo italiano a tutti i costi?
“Sono i governanti, i politici, i
sindacalisti, più qualcuno dei grandi industriali per ovvi motivi di
allargamento del mercato, ad aver imposto l’europeismo italiano a tutti i
costi. Lei fa bene a sottolineare che è ‘italiano’: in tutti
gli altri paesi, sebbene i governanti spingano verso l’unificazione
europea, non c’è l’assolutezza che c’è in Italia, naturalmente anche a
causa dell’obbedienza dei mezzi d’informazione nel tenere il più
possibile all’oscuro i cittadini sugli scopi dell’Europa e sui suoi
aspetti negativi, un’obbedienza quasi incredibile. Faccio un solo
esempio: tanto Mario Monti quanto Emma Bonino sono stati compartecipi del più grosso scandalo avvenuto in seno al governo europeo (La Commissione Santer:
Commissione Europea in carica dal 1995 al 1999, quando è stata
costretta alle dimissioni perché travolta da uno scandalo di corruzione –
ndr) e costretti alle dimissioni con due anni di anticipo dalla
scadenza del mandato per motivazioni ignobili quali nepotismo, contratti illeciti, enorme buco di bilancio,
come recitala Gazzettaufficiale dell’UE. Ma nessun giornalista lo dice
mai e nessuno l’ha mai sottolineato, neanche quando Mario Monti è stato
capo del governo e oggi in cui Emma Bonino è ministro degli esteri nel
governo Letta.”
Quali sono gli interessi in gioco?
“I motivi di esclusivo interesse per i
governanti sono molti, ma mi fermo a illustrarne soltanto due. Il primo è
di carattere politico: distruggere gli Stati nazionali e per
mezzo dell’unificazione europea, distruggere i popoli d’Europa, ossia i
‘bianchi’, facilitando l’invasione degli africani e dei musulmani per
giungere a un governo ‘americano mondiale’. Naturalmente per la
grande maggioranza degli italiani, quella comunista,
l’universalizzazione era già presente negli ideali marxisti ed è
persistita, malgrado le traversie della storia, fino ad oggi in cui vede
finalmente realizzati i propri scopi nel governo Letta. Si spiega
soltanto così la lentezza e la tortuosità che sono state necessarie per
giungere al governo Letta: era indispensabile creare le
condizioni che giustificassero il vero governo ‘europeo’, abilitato a
distruggere l’Italia consegnandola all’Europa. Il secondo motivo è esclusivamente d’interesse personale: si
sono costruiti, spremendo e schiacciando il corpo dei sudditi, un
grande ‘Impero’ finto, di carta, che non conta nulla e non deve contare
nulla in base ai motivi che ho già esposto, ma che per i politici dei
singoli Stati è ricchissimo. Ricchissimo di onori, di
benemerenze, di poltrone, di soldi. Governare oltre cinquecento milioni
di persone, con tanto di ambasciate aperte in tutte le parti del mondo,
fa perdere la testa a questi politici che vengono dal nulla e che non
sono nulla e che, quando manca una poltrona in patria, la
trovano in Europa per se stessi, parenti, amici, amanti, con un giro
immenso di possibilità e libero da ogni controllo. Non c’è
praticamente nessuno dei politici oggi sulla scena che non sia stato
parlamentare europeo: Napolitano, Bonino, Monti, Prodi, Letta, Rodotà,
Bersani, Cofferati e tanti altri ancora, con un ricchissimo stipendio e
benefici neppure immaginabili per i comuni lavoratori. Essere
parlamentare europeo significa anche impiegare il poco tempo passato a
Bruxelles a tessere i legami e scambiare i favori utili per la futura
carriera in patria, godendo anche alla fine di questi ben cinque anni di
dura fatica, di una cosa strabiliante: la pensione per tutta la vita.”
In un suo recente intervento ha
affermato che non c’è nessuna luce al termine del tunnel della crisi. Il
tunnel è dunque la realtà alla quale dobbiamo abituarci?
“Sì, il tunnel è la realtà. Non dobbiamo abituarci, però, anzi: dobbiamo
guardarla in faccia come realtà. Niente di ciò che dicono i politici
prospettando un futuro miglioramento nel campo economico è vero e
realizzabile, perché non possiamo fabbricare la moneta, come fa ogni Stato sovrano (Come fanno in questi giorni il Giappone e l’America per esempio – ndr). Una
moneta uguale fra paesi diversi è una tale aberrazione che non è
possibile credere a un errore compiuto dai tanti esperti banchieri ed
economisti che l’hanno creato, fra i nostri Ciampi e Prodi. E’ stato fatto volutamente per giungere a una distruzione.”
Per distruggere cosa?
“L’introduzione dell’euro ha
sferrato il colpo di grazia all’economia degli Stati. Se viceversa si
fosse trattato davvero di un errore, allora perché, invece di metterli
alla gogna, continuiamo a farci governare da quegli stessi banchieri ed
economisti che non sopportano la minima critica all’euro? Dunque la situazione economica continuerà ad essere gravissima e il solerte Distruttore si prepara a consegnarci all’Europa
sostenendo che mai e poi mai potremo mancare agli impegni presi e che
per far funzionare l’euro bisogna unificarsi sempre di più. Questa è la
meta cui si vuole giungere. Visto che la moneta unica non
funziona, perché sono diverse le produzioni dei singoli Stati,
cambieranno forse queste produzioni unificando le banche e le strutture
economiche? Bisogna farsi prendere per imbecilli non reagendo a simili affermazioni. L’unica
possibilità che abbiamo per salvarci è che sorga qualcuno in grado di
organizzare una forza contraria. Io non lo vedo, ma lo spero.
Lo spero perché l’importante è aver capito, sapere quale sia la verità,
guardare in faccia il nostro nemico sapendo che è ‘il nemico’.”
In Italia, come in altri paesi
colpiti da questo nuovo assetto di mercato che tanti chiamano crisi
economica, spesso il suicidio è visto come una soluzione. Come si spiega
antropologicamente che è meglio morire invece di ribellarsi?
“La spiegazione si trova in quello che ho detto: i
governanti ci vogliono uccidere, lavorano esclusivamente a questo
scopo, obbligandoci a fornire loro le armi per eliminarci il più in
fretta possibile. Questo è il ‘modello culturale’ in cui
viviamo. In base alla corrispondenza e l’interazione fra modello
culturale e personalità individuale, chi più chi meno, tutti gli
italiani percepiscono il messaggio di condanna a morte che i governanti
hanno stabilito per noi in ogni decisione che prendono, in ogni discorso
che fanno, in ogni persona che scelgono, in ognuno dei decreti, delle
leggi che emanano e delle tasse che impongono. E tuttavia non se ne può
parlare: la condanna a morte è chiara ma implicita, sottintesa,
segreta, nascosta perché ovviamente l’assassinio individuale così come
il genocidio di un popolo, è un delitto e non si può accusarne il
governo, il parlamento, i partiti: nessuno. E’ questo
il motivo per il quale ci si uccide: l’impossibilità a parlarne, a dirlo
chiaramente perfino a se stessi, a fare qualsiasi cosa per evitarlo e
ad accusare il proprio ‘padre’. Neanche Shakespeare sarebbe
stato in grado di descrivere la tragedia che stiamo vivendo, per la
quale stiamo morendo. Qualcuno riesce forse a rendersi conto di che cosa
significhi eliminare volontariamente i ‘bianchi’, la civiltà europea,
invece che tentare di allontanare il più possibile questa fine, di
imprimere nella storia lo sforzo per la salvezza? Qualcuno riesce a
concepire un delitto più nefando di questo: che si siano assunti
il compito di agevolare questa morte soprattutto gli italiani, i
governanti italiani, quando viceversa avrebbero dovuto essere loro a
impedirlo, a voler conservare il più possibile l’immensa Bellezza che
gli italiani hanno donato al mondo?”
mercoledì 15 maggio 2013
Mini Bilderberg ? Bill Gates, Bloomberg e gli uomini più ricchi del pianeta si riuniscono su un'isola blindata
L'incontro del club Bilderberg è forse diventato troppo mainstream
per alcuni dell'élite più ricca del mondo? Da Warren Buffet, passando
per coloro che sono legati alla Monsanto come Bill Gates, famosi
personaggi della tv come Oprah e potenti politici come Jeb Bush hanno
iniziato riunioni segrete a porte chiuse incontro sull'isola di Kiawah , nel sud del Carolina.
Il gruppo Bilderberg, che consiste in un più ampio gruppo di alti
dirigenti e miliardari di tutto il mondo, viene riferito, che si terrà
nei pressi di Watford quest'anno nel Regno Unito. Chiamato 'I Maestri
dell'Universo' da un articolo di Asia Times, considerata una riunione d'élite con 130 top militare, personaggi d'affari, e personaggi politici apparsi tramite WikiLeaks , il gruppo Bilderberg e i suoi partecipanti sono stati sempre più esposti alla stampa in questi ultimi anni grazie ad attivisti hanno protestato davanti alle loro riunioni.
Anche la Russia Today è andato e ha seguito le proteste fuori dalla
riunione del gruppo Bilderberg e ha osservato come la riunione stessa, potrebbe decidere i principali eventi a venire nel corso dell'anno. Ad esempio i candidati che devono correre per le prossime elezioni politiche, eventuali azioni militari
- qualsiasi decisione importante è probabilmente decisa durante le
riunioni del gruppo Bilderberg, che si svolgono interamente al segreto. A
conferma di ciò, la sicurezza è sempre pesantemente armata ed assicura
che nessuno si infiltri o si avvicini troppo per dare anche solo una
sbirciatina.
Ma cosa sta succedendo con l'ultima chiacchierata tra il potere e il denaro sull'isola di Kiawah?
RIUNIONE MINI BILDERBERG CONVOCATA?
A partire da ora, sembra che questo evento a porte chiuse sia una sorta di mini riunione del gruppo Bilderberg.
Un'associata locale della CBS, una delle poche fonti di notizie che
copre questo evento in quanto si tratta di notizie locali, dice che
circa 20 Jet altamente costosi erano in fila presso l'Aeroporto
Internazionale di Charleston sull'isola di Johns e che Bill Gates e gli
altri ospiti erano all'Albergo Santuario sull'isola di Kiawah. L'elenco
dei partecipanti, secondo il rapporto della CBS, comprende Jeb Bush,
il sindaco Michael Bloomberg, Bill e Melinda Gates, Dan Gilbert
(proprietario dei Cleveland Cavaliers), Warren Buffet, Oprah, e molti
altri rimasti occulti.
L'isola è un luogo ideale per coloro che cercano di evitare gli attivisti che seguono il gruppo Bilderberg
a causa del fatto che l'isola è in realtà una spiaggia con campi da
golf chiusi e con una sicurezza militarizzata. La popolazione dell'isola
è solo un po 'al di sopra dei 1.000 abitanti ed è
facilmente controllabile Inoltre principalmente è un resort privato per
i ricchi. Secondo la filiale locale della CBS, la sicurezza è stata
allertata ed ai massimi livelli per tutta la settimana ed è stato interdetto l'accesso all'hotel e dintorni per il pubblico.
In quanto a quello che sta accadendo su questa piccola isola, il sindaco
offre una dichiarazione esilarante riportata dalla tv locale affiliale
alla CBS, WBTW tv:
"Auguriamo a tutti loro buona fortuna con quello che stanno facendo", ha detto il sindaco Carlo Lipuma.
"Se vogliono giocare a golf, non avrebbero potuto scegliere un fine
settimana migliore. Siamo contenti di aver potuto offrire loro un bel
modo per passare il tempo. "
CBS afferma che l'incontro riguarda la fondazione di Bill e Melinda Gates, che a quanto pare sta ospitando l'evento stile-Bilderberg che viola le fondamentali leggi per quanto riguarda la discussione politica a porte chiuse.
PRIMO MINISTRO INGLESE, CAMERON: SI' AL REFERENDUM POPOLARE PER L'USCITA DALL'UNIONE EUROPEA.
Washington - Secondo il primo ministro britannico David Cameron, lo
''status quo'' nell'Ue oggi e' ''inaccettabile'' e va cambiato. Lo ha
detto negli Stati Uniti mentre in Gran Bretagna infuria il dibattito
sull'Europa, dopo che due ministri hanno affermato che se si tenesse
oggi un referendum voterebbero per l'uscita di Londra dall'Unione.
''Non credo che lo status quo nell'Ue oggi sia accettabile. Io voglio cambiarlo e una volta cambiato voglio porre ai cittadini britannici un semplice quesito, dentro o fuori'', ha spiegato Cameron parlando dagli Stati Uniti dove si trova in visita e ha cosi' ribadito con forza - in risposta al dibattito che infuria in patria sull'Europa - la sua posizione e la sua strategia che e' quella di tentare di rinegoziare il rapporto del Regno Unito con le istituzioni europee re quindi di porre la questione con un referendum.
Rispondendo quindi ai giornalisti che gli chiedevano se fosse a suo agio con le dichiarazioni, ieri, di due ministri Tory che hanno detto voterebbero a favore dell'uscita dall'Unione se il referendum si tenesse oggi, Cameron ha precisato: ''Non ci sara' un referendum domani, ci sara' un referendum prima della fine del 2017'
Sulla strategia Cameron ha promesso un referendum 'dentro o fuori' ma dopo aver rinegoziato i rapporti con Bruxelles e se, dopo le elezioni del 2015, il partito e il leader saranno confermati alla guida del Paese.
La paura che vinca il partito di Nigel Farage, l'United Kingdom Indipendence Party che alle elezioni amministrative della scorsa settimana ha sbaragliato sia i Tory che il Labour Party, spaventa - e molto - il primo ministro inglese. Talmente tanto che ha deciso di ropere gli indugi e annunciare il referendum per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, seppure entro i prossimi 5 anni. Probabilmente molto prima: nel 2015, quando si terranno le politiche e l'UKIP con probabilità farà un grande risultato.
''Non credo che lo status quo nell'Ue oggi sia accettabile. Io voglio cambiarlo e una volta cambiato voglio porre ai cittadini britannici un semplice quesito, dentro o fuori'', ha spiegato Cameron parlando dagli Stati Uniti dove si trova in visita e ha cosi' ribadito con forza - in risposta al dibattito che infuria in patria sull'Europa - la sua posizione e la sua strategia che e' quella di tentare di rinegoziare il rapporto del Regno Unito con le istituzioni europee re quindi di porre la questione con un referendum.
Rispondendo quindi ai giornalisti che gli chiedevano se fosse a suo agio con le dichiarazioni, ieri, di due ministri Tory che hanno detto voterebbero a favore dell'uscita dall'Unione se il referendum si tenesse oggi, Cameron ha precisato: ''Non ci sara' un referendum domani, ci sara' un referendum prima della fine del 2017'
Sulla strategia Cameron ha promesso un referendum 'dentro o fuori' ma dopo aver rinegoziato i rapporti con Bruxelles e se, dopo le elezioni del 2015, il partito e il leader saranno confermati alla guida del Paese.
La paura che vinca il partito di Nigel Farage, l'United Kingdom Indipendence Party che alle elezioni amministrative della scorsa settimana ha sbaragliato sia i Tory che il Labour Party, spaventa - e molto - il primo ministro inglese. Talmente tanto che ha deciso di ropere gli indugi e annunciare il referendum per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, seppure entro i prossimi 5 anni. Probabilmente molto prima: nel 2015, quando si terranno le politiche e l'UKIP con probabilità farà un grande risultato.
"Il Gruppo Bilderberg dietro alle stragi di Stato italiane", a rivelarlo è il Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato.
No Muos
Introduzione
È forse impossibile realizzare una ricerca sull’eco mostro
senza fare osservazioni di carattere generale sui come e sui perché. Le
mega parabole di Niscemi fanno parte di una strategia su larga scala che concerne
i progetti militari statunitensi (e non solo) su tutto il mediterraneo, o si
tratta, come affermato da molte fonti, di tecnologia da utilizzare per
un’ipotetica terza guerra mondiale?
Rispondere aiuterebbe a far luce su dichiarazioni ufficiali e
comportamenti della politica italiana che, va ricordato, finora s’è preoccupata
solamente di stendere tappeti rossi al passaggio dei militari e a creare
preoccupazioni considerevoli alla stessa popolazione che dovrebbe
salvaguardare.
Perché lo stato danneggia i suoi cittadini per favorire una
forza militare straniera?
Da questo interrogativo dipendono forse i destini di tutti,
italiani e non.
Cos’è il MUOS?
Il MUOS (acronimo
di mobile user objective system) è un sistema di comunicazione satellitare
statunitense composto da parabole di grandi dimensioni (alte circa 150 metri e dai
quasi 19 metri di diametro). Funzione del MUOS è quella di coordinare le trasmissioni radio militari e gestire il traffico aereo
dei droni (velivoli sprovvisti di pilota) .
(fonte: http://nomuos.org/)
Esistono altre tre stazioni MUOS oltre a quella di Niscemi
(in Virginia, Hawaii e Australia), ma la stazione siciliana appare più
emblematica e problematica, non trovandosi, come accade con le altre parabole,
in una zona desertica.
Pericoli per la salute
È noto come le radiazioni
ad altra frequenza siano dannose per la salute. I pericoli vanno dai problemi alla cataratta a possibili interazioni
col cervello (che causano irritabilità e mal di testa).
La salute potrebbe essere compromessa anche dall'esposizione
prolungata ai campi elettromagnetici di
media intensità (col rischio di tumori
e leucemie).
Inoltre, l'esposizione a campi molto intensi può essere fatale (ad esempio, per un errore di
puntamento di una parabola che, a quanto pare, è un problema che si manifesta
con una certa frequenza).
(fonte: http://nomuos.org/index/pillole#M)
Come affermato da esperti del settore, come il dottor Rino Strano: “A Niscemi si muore già di leucemia e cancro, ma si fa finta di nulla
perché ci sono accordi segreti tra Italia e Stati Uniti e la situazione con
il MUOS non può che peggiorare”. Rino Strano rincara la dose dichiarando che: “Ho
presentato un documento che è stato subito allegato agli atti, un –Registro Tumori-,
redatto dalla provincia di Caltanissetta, riguardante un periodo che va dal 2004 al 2008 e dalla quale si
evince un aumento considerevole dei casi
di morte per tumore fra gli abitanti della zona di Niscemi. Ho trovato
anche un militare americano che ha
lavorato per quattro mesi sotto le antenne della morte, ammalatosi di Leucemia, il militare, ha riferito che molti suoi colleghi si sono ammalati di
leucemia, molti fra loro sono già
morti, altri ancora, presentano i sintomi di un possibile tumore alla tiroide”.
Le parabole causano un campo
elettromagnetico che si propaga per oltre 140 chilometri di distanza,
i danni non riguarderanno le sole provincie di Caltanissetta e Ragusa
quindi, ma anche altre aree già pesantemente colpite da industrie, terremoti ed
effetti collaterali delle basi militari presenti sul territorio.
Un articolo del giornalista Gianni Lannes, riporta a tal proposito una dichiarazione del
professor J. W. Gofman in cui viene
affermato come i militari statunitensi
seppelliscano nel sottosuolo siciliano rifiuti militari contenenti scorie
nucleari e come queste abbiano già causato enormi problemi di salute alla
popolazione locale, in particolare ai bambini
di Lentini, paese limitrofo alla
base NATO di Sigonella.
(fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/06/sicilia-bambini-che-muoiono-di.html)
Ai problemi tecnici andrebbero quindi aggiunte condotte criminali che nulla hanno a che vedere con la difesa del territorio e della comunità, ma che si avvicinano a vere e proprie azioni di terrorismo eco ambientale ai danni della popolazione civile.
Ai problemi tecnici andrebbero quindi aggiunte condotte criminali che nulla hanno a che vedere con la difesa del territorio e della comunità, ma che si avvicinano a vere e proprie azioni di terrorismo eco ambientale ai danni della popolazione civile.
Allarmi sono stati lanciati anche dal politecnico di Torino, si segnalano probabili problemi per le apparecchiature elettromedicali (pacemaker,
defibrillatori, apparecchi acustici) e possibili grane con le apparecchiature
ospedaliere. Secondo gli studiosi Zucchetti
e Coraddu, il MUOS potrebbe generare
catastrofi e tragedie inimmaginabili, pare che “l’irraggiamento accidentale, a
distanza ravvicinata, di un aereo militare (…) possa arrivare a innescare accidentalmente gli ordigni
trasportati”.
I rischi sono quindi enormi, così vasti che è molto
difficile preventivarli.
Dulcis in fundo, trattandosi di un congegno bellico, esporrebbe il territorio a possibili azioni
militari da parte di ipotetiche forze ostili.
(articolo consigliato: http://ctzen.it/2012/06/03/muos-un-eco-mostro-americano-a-niscemi-pericolo-di-morte-fino-a-140-chilometri/)
(articolo consigliato: http://www.linksicilia.it/2013/02/il-muos-tumori-e-leucemie-ma-anche-infarti/)
(articolo consigliato: http://www.ilfattonisseno.it/2013/02/ambiente-allars-un-docente-sul-muosprovato-nesso-tra-emissioni-radar-e-tumori/)
Segreto militare
Trattandosi di un progetto militare, molti dati sensibili non
sono stati rilasciati. L’esercito statunitense ha sempre rassicurato le
istituzioni, senza però fornire elementi inconfutabili a riprova di quanto asserito.
Va inoltre rilevato come stato e regione
(soprattutto con Raffaele Lombardo presidente) si siano comportati in modo pressoché servile nei confronti dei
militari e come non abbiano mai sollecitato verifiche serie ed esaustive. Non
contento di ciò, lo stato italiano, senza avere studi degni di lode a
disposizione, ha presentato ricorso al
TAR contro la decisione della giunta regionale siciliana (presenziata da
Rosario Crocetta) che aveva annullato le
autorizzazioni per la costruzione delle parabole.
(fonte: http://www.linksicilia.it/2013/04/muos-ricorso-al-tar-del-governo-italiano-contro-i-siciliani/)
Si crea una situazione paradossale in cui il governo preleva
tributi per aprire un’azione legale contro la gente che ha pagato le tasse,
chiedendo i danni a una regione… che non potrà che risarcire lo stato usando le
tasse degli stessi contribuenti. La
depravazione politica raggiunge così il suo macabro apice.
È mai possibile che
una nazione si comporti in questo modo e contro i propri cittadini per
favorire un esercito straniero che ha palesato atteggiamenti criminali (vedi
ordigni atomici presenti sul nostro territorio, scorie nucleari seppellite nel
lentinese, strage di civili sul Cermis e via dicendo)?
Significativo anche notare come i tecnici incaricati dei
controlli, non avendo a disposizione gli elementi necessari (per via del
segreto militare), usano le attività di
monitoraggio per evidenziare i reali rischi, ma non essendo ancora entrato in
funzione il MUOS, in che modo attuare i controlli necessari? E com’è possibile
stabilire l’impatto ambientale con l’ostruzionismo dell’esercito a stelle e
strisce?
Secondo alcune
testimonianze, sembra anche che i militari riducano le emissioni e le frequenze
quando sanno di essere monitorati, un atteggiamento simile, non può che far
pensare al peggio.
Niscemi invasa dalle antenne militari:
la base NRTF
Oltre al MUOS (ancora in fase di costruzione), all’interno
del territorio niscemese sorge la base
NRTF nella quale si trovano 46
trasmettitori costruiti all’interno
di un’area naturale protetta (classificata come sito d’interesse
comunitario). Anche queste antenne, attive sin dal 1991, creano un campo
elettromagnetico pericolosissimo per la salute degli abitanti del luogo.
Su tali antenne non sono
mai stati condotti studi d’impatto ambientale, né la costruzione è mai stata
autorizzata da nessuno, né sono mai state valutate dall’Arpa. Addirittura,
secondo l’ingegnere dell’Arpa Stefano
Caldara, fino a non molto tempo fa l’associazione regionale per la
protezione dell’ambiente non era neanche stata informata dell’esistenza della
base.
Queste antenne, a quanto pare, hanno già fatto ammalare e morire parecchi militari, italiani
e non (tenuti all’oscuro dei pericoli e mandati spesso in servizio senza
nessuna protezione), che svolgevano mansioni di guardie antiterrorismo e
antisabotaggio presso la base. La testimonianza di questo militare, malatosi di
leucemia dopo soli 4 mesi di lavoro (come i colleghi
americani citati prima), chiarisce molti dubbi sulla pericolosità delle
antenne. L’intervistato sottolinea inoltre le misure cautelative adottate dagli statunitensi e, al contempo, evidenzia
la situazione lavorativa dei militari italiani: senza protezioni e tenuti
all’oscuro di tutto (bunker per gli americani, semplici tende da campo per gli
italiani). Lo stato, verso i propri militari, mostra lo stesso disinteresse criminale
che manifesta con i propri cittadini. Non
solo, pare che le istituzioni creino barricate insormontabili che impediscono
ai nostri soldati di ricevere i risarcimenti economici.
SCACCO A OBAMA
L’attentato di Boston, i bombardamenti israeliani su Damasco, la crisi (scongiurata subito) tra Stati Uniti e Corea del Sud sembrano eventi del tutto scollegati, disconnessi tra loro. Io penso che non lo siano e che, anzi, siano tutti segnali del convergere – perfino piu’ rapido del prevedibile verso una crisi di piu’ vaste proporzioni. Mi pare di vedere una mano – piu’ invisibile di quella, famosa, del “mercato” – che preme perche’ si verifichi una resa dei conti. Forse piu’ di una resa dei conti: diverse e lontane, ma riconducibili a un unicum di impressionante squilibrio, un “buco nero” nel quale stiamo andando tutti nel piu’ disastrante caos di idee dell’ultimo secolo. Ma piu’ grande di quello che condusse alla seconda guerra mondiale.
La resa dei conti che vedo avvicinarsi ha sicuramente a che fare con la crisi americana, che si manifesta anche come la crisi della leadership di Barack Obama. Anche, ma non solo. Gli Stati Uniti sembrano una barca alle deriva. Con un presidente che, apparentemente, essendo piu’ libero di agire nel suo secondo mandato, era stato dato come all’offensiva su molti fronti. E invece non solo non e’ affatto all’offensiva, ma sta subendo un’offensiva interna che appare oscura, ma che ha le sembianze neocon del suo predecessore.
Povero Obama, direbbe qualcuno che l’aveva in simpatia. Ricordo che, al momento della sua prima elezione, ci furono i comitati di sostegno, in Italia, promossi dal Pd. Io, dal canto mio, fin da allora lo definii come «la piu’ straordinaria e ben riuscita operazione di maquillage di tutta la storia». Adesso si vede in trasparenza che l’“uomo nuovo” della politica statunitense ha la stessa liberta’ di manovra di un fringuello in gabbia. La crisi con la Corea del Nord non e’ stato lui a cominciarla. Neanche il suo ministro degli esteri lo ha fatto. Si potrebbe pensare che ci sia un legame diretto, ben piu’ solido, tra Kim Yong Un e il Pentagono, o la Cia, o con tutti e due. Il giovanotto di Pyong Yang si mette all’improvviso a strillare e minacciare, apparentemente senza motivo. Tutti i media si mettono a starnazzare anche loro come galline impazzite e, per una decina di giorni, il mondo intero appare sull’orlo di uno scontro nucleare tra il gigante americano e il nano nord coreano. Evidentemente non c’era nulla di piu’ serio di un accurato gioco delle parti, nel quale la parte piu’ potente faceva finta di sentirsi minacciata, ma sapeva perfettamente che la minaccia di Kim era semplicemente inesistente. Invece lo scopo era diverso: consentire al Pentagono di mettere a punto gli orologi, e portare le armi e le piu’ raffinate tecnologie americane negli immediati pressi di Pechino. Washington sa bene, come lo sa Kim Yong Un, che la Corea del Nord puo’ essere cancellata in un attimo.
Fatto decantare il polverone, John Kerry si e’ affacciato sull’uscio e ha detto che troppo allarme era esagerato e contro-producente. Fine della commedia: si erano messi d’accordo per ricompensare il “dittatore Pazzo”. Resta solo da chiarire chi ha acceso il fiammifero. E, probabilmente, si scoprirebbe che non e’ stato Obama, i cui capelli stanno ingrigendo a velocita’ supersonica, date le circostanze. Poiche’ gli e’ stato affidato il compito, forse per lui ingrato, di portare a compimento la profezia dei neocon. Quegli stessi che presero il potere, con un vero e proprio colpo di stato, nell’anno 2000, portando alla presidenza George W. Bush Junior (che era stato sconfitto da Al Gore). Scrissero, nel famoso Project for The New American Century, che la Cina sarebbe divenuta il pericolo principale per la sicurezza degli Stati Uniti nel 2017. E ripeterono la profezia nei documenti successivi concernenti la sicurezza nazionale del futuro. Era il 1998. Forse non era una profezia, sebbene si trattasse di eventi del futuro. Forse avevano fatto i loro calcoli e avevano pensato con quale Cina avrebbero avuto a che fare, tenendo conto dei tassi di crescita del suo PIl, dei suoi armamenti, della sua finanza, della sua tecnologia, della sua popolazione. Se non si tengono sempre presenti quelle previsioni, difficilmente di potra’ capire cosa sta succedendo in America e fuori, mentre nel frattempo l’Occidente intero e’ entrato nella piu’ grave crisi della sua intera vicenda imperiale.
Il secondo problema per Obama si chiama Siria. Il ruolo che avrebbe voluto recitare era quello del moderato e prudente. Aveva provato la parte nella vicenda della guerra contro la Libia di Gheddafi, facendola passare – media occidentali compiacenti – come una guerra anglo-francese. In realta’ se non ci fossero stati il Pentagono e la Cia quella guerra non sarebbe stata nemmeno tecnicamente possibile. Ha dunque cercato di ripetere la scena dalle parti di Damasco. E qui non c’e’ riuscito. Per meglio dire c’e’ riuscito fino a gennaio di quest’anno. Poi ha cominciato a perdere le staffe. In realta’ ha dato il via libera all’Arabia Saudita, al Qatar e alla Turchia, di scatenare contro Damasco un intero esercito di almeno 25.000 mercenari. Si aggiungano le sanzioni e lo strangolamento del regime di Bashar el Assad e il ponte aereo che da mesi, con centinaia di velivoli, rifornisce di armi e munizioni il Fsa (Free Syrian Army). Gli Stati Uniti non sono mai stati in disparte in questa guerra. Non una sola pallottola e’ stata sparata senza il consenso di Washington. Che, negli ultimi tempi, e’ parsa sempre piu’ incline a fornire armi “sempre piu’ letali” ai ribelli mercenari, mescolati con i residuati di Al Qaeda.
Obama voleva una tattica di logoramento, in modo che Bashar cadesse da solo, come una pera matura, senza costringere l’America a sporcarsi troppo le mani. Ma, da un lato, Bashar el Assad non e’ stato disciplinato e ha continuato a resistere, dall’altro e’ venuta crescendo la fregola di Israele. Che ha bombardato direttamente il territorio siriano e perfino Damasco. E’ stato Israele a inventare le armi chimiche siriane, probabilmente e’ stato qualche commando israeliano a piazzare qualche bomba chimica, o a consegnarle ai tagliagole del Free Syrian Army.
Tel Aviv (o Gerusalemme) non ha tempo da perdere. La caduta di Damasco e’ preliminare all’attacco contro Teheran. E qui Obama ha di nuovo fatto la figura del vaso di coccio schiacciato dal vaso di ferro Netanyhau. Anche qui l’impressione e’ che il presidente americano conti meno dei suoi militari o dei suoi servizi segreti, che vanno a trattare direttamente con Israele e si muovono con grande disinvoltura per conto proprio. Cosi’, una volta “scoperte” le armi chimiche della Siria, Obama ha dovuto recitare la parte di colui che e’ costretto, suo malgrado, a minacciare: «Se si potesse verificare che il regime siriano ha davvero fatto uso di armi chimiche contro la popolazione civile, allora saremmo costretti a usare tutti i mezzi». Per punirlo, s’intende.
Non resta dunque che aspettare che il Mossad e la Cia forniscano le prove. Ci vorra’, per questo, una qualche dose di cautela, perche’ per fornirle, le prove, si dovrebbe ammettere che il Mossad sta agendo sul territorio siriano, insieme ai servizi segreti di Turchia, Francia e Gran Bretagna e, naturalmente, alla Cia. Ma e’ solo questione di tempo. E a quel punto Barack Obama dara’ l’ordine che avrebbe preferito non dare, forse.
Ma i segnali di sconfitta di Obama sono stati anche altri, forse addirittura piu’ significativi. Il giorno delle bombe di Boston il presidente Usa ha subito uno scacco piu’ grande di tutti i precedenti. La legge per la limitazione della vendita di armi ai civili americani e’ stata clamorosamente battuta al Senato Usa. Uno dei cavalli di battaglia del presidente in carica, e’ stato azzoppato. Lo stesso giorno, si noti, in cui scoppiavano bombe, subito attribuite a un “commando ceceno” composto da due “terroristi”, tanto improbabili quanto le loro origini etniche. Che, con modesto dispendio di morti, ha permesso all’Fbi di paralizzare la citta’ per una intera settimana, chiudendo in casa tutti gli abitanti e terrorizzando l’America intera che non poteva nemmeno immaginare. Cioe’ tutto lascia pensare, se si guarda con attenzione alle dinamiche degli avvenimenti di Boston, che in quella citta’ si sia fatto un “esperimento”, una “prova di stato d’assedio”. Perche’? Cosa si sta preparando?
Viene in mente una frase di Bertolt Brecht: «se il fascismo arrivera’ in America avra’ il volto della democrazia». Chi organizza questi esperimenti non lo sapremo facilmente. Anzi non lo sapremo mai. Resta da indovinare se il presidente in carica e’ al corrente, ovvero se ci sono forze che agiscono anche indipendentemente dal presidente, oltre lui e sopra di lui, e che lui e’ costretto ad avallare, a posteriori.
C’e’ stata, per altro un’ulteriore coincidenza, di difficile attribuzione. Quel giorno fatale bostoniano, il 16 aprile, la prima pagina del New York Times ospitava un articolo che dava notizia di un evento a suo modo storico: una commissione ufficiale, bipartisan, del Congresso, confermava che gli Stati Uniti hanno praticato sistematicamente la tortura a partire dall’11 settembre del 2001. Questo il dispositivo della sentenza: «il presidente e i suoi massimi consiglieri erano al corrente» del fatto che «pene e tormenti venivano inflitti su diversi detenuti in nostra custodia».
Una bomba, diversa da quelle di Boston ma pur sempre tale, perche’ metteva sotto accusa niente meno che tutti gli ultimi tre presidenti degli Stati Uniti. A cominciare dal democratico Bill Clinton, che preparo’ il terreno giuridico per le mostruosita’ che avvennero “dopo”, per includere i due mandati di George Bush Jr, fino ai due mandati non ancora conclusi di Barack Obama. Il quale ultimo e’ coinvolto nella vicenda, perche’ copri’ le responsabilita’ del suo predecessore, tentando di bloccare l’inchiesta che lo riguardava nel 2009. Obama, noto per non avere chiuso Guantanamo Bay, noto per avere fatto ammazzare piu’ di 4000 “terroristi” mediante droni che hanno agito fuori dal territorio americano (cioe’ in aperta violazione di tutte le leggi internazionali).
L’inchiesta fu bloccata, ma ne parti’ un’altra, questa, diretta dal repubblicano Asa Hutchinson, e dal democratico James R. Jones. Ma, non finisce qui. Bomba chiama bomba. Se ci furono torture sui “nemici combattenti”, tutte le loro confessioni sono inutilizzabili (anche secondo la legge americana). E, dunque, anche le conclusioni dell’inchiesta ufficiale sull’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono sono nulle.
I morti e la polvere di Boston hanno coperto “l’incriminazione” di Obama. Nessuno, fuori dagli Stati Uniti, ha mostrato di accorgersene. Siamo tutti troppo distratti?
Giulietto Chiesa
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